Alfred Stieglitz

appunti sulla storia della fotografia

Nella primavera del 1907 un gentiluomo di mezza età dall’aspetto curato, con baffi ed occhialini tondi, ed una Graflex con un’unica lastra di vetro da esporre, si trova sul transatlantico a vapore Kaiser Wilhelm II, in navigazione da New York a Le Havre, in compagnia della moglie e della figlia.
Il terzo giorno di viaggio, annoiato dall’atmosfera della prima classe, tra facce che gli fanno “correre brividi lungo la schiena”, il gentiluomo passeggia sul ponte. Il mare è calmo e il cielo è azzurro, e giunto alla fine del ponte si accorge che sul ponte inferiore ci sono uomini, donne e bambini. Vede la paglietta bianca dell’uomo affacciato in alto, vede le bretelle bianche dell’uomo in basso, vede la passerella illuminata dal sole che taglia in due la foto. Col cuore che batte forte corre in cabina a prendere la fotocamera e scatta la sua più famosa fotografia, The steerage, che verrà pubblicata per la prima volta nel 1911 nella sua rivista Camera Work.
Nato in America da genitori ebrei tedeschi, Stieglitz era animato e stimolato dalle contraddizioni, tanto da dichiarare che “dove non ci sono contraddizioni non c’è vita”.
Non era un documentarista, non era interessato alle vicende della vita reale, alle questioni sociali, non asservito a un genere fotografico in particolare, ma era piuttosto un autore raffinato, sempre alla ricerca dell’equilibrio, dell’elemento estetizzante.
Nella sua vita, dedicata interamente all’arte e alla fotografia, fu gallerista, critico, redattore, mecenate, collezionista, una figura poliedrica nel panorama artistico ed intellettuale americano del ‘900. Grazie a lui gli americani conobbero le avanguardie europee e New York poté rivaleggiare con Parigi negli anni ‘50 e ‘60.
Se tutte le mie fotografie andassero perdute – disse una volta – e fossi ricordato solo per “The Steerage”, sarei soddisfatto.
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